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- Scritto da Valeria Morini
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 21 Dicembre 2022
Curioso scegliere di far uscire sotto Natale EO, l'ultimo lavoro di Jerzy Skolimowski che dopo il passaggio in concorso al Festival di Cannes 2022, dove ha vinto il Premio della Giuria, è stato presentato anche al Torino Film Festival. Ha ben poco di natalizio, fiabesco e buonista quest'opera di produzione polacca e italiana, che peraltro è stato scelto per rappresentare la Polonia ai prossimi Oscar.
Ai più cinefili la storia risulterà già nota: EO, è dichiaratamente un omaggio a Au Hasard Balthazar di Robert Bresson, pur non essendone un remake vero e proprio. A detta di Skolimowski, è stato l'unico film a farlo piangere: l'84enne regista polacco, che a dispetto dell'età non sembra intenzionato a fermarsi, ne ha costruito una variazione sul tema che è un vera e propria parabola ecologista, un inno all'innocenza animale con una manifesta critica allo sfruttamento e agli allevamenti intensivi.
L'odissea del tenero Eo (interpretato da sei asini diversi), costretto a lasciare il circo in cui lavora senza sosta ma anche la sua amata padroncina, si snoda dalla Polonia all'Italia, da una trappola all'altra, alla ricerca perenne di una libertà impossibile. Chi si aspetta un tono fiabesco, resta innegabilmente straniato di fronte a un film che cambia registro stilistico e passa da stilemi da docufilm crudo e realistico a momenti di stampo onirico e surreale. È curioso anche il variare continuo della colonna sonora, dalla tecno alla classica. Lo sperimentalismo visivo e sonoro di un regista che vuole evidentemente sfruttare tutti gli aspetti del digitale si traduce però anche in una discontinuità nel risultato complessivo, in cui i momenti migliori ci sembrano quelli muti, dove Skolimowski usa le luci e i colori in modo simbolista o pone come protagonista il solo asinello nella vastità di spazi naturali che pure non gli permetteranno di sfuggire a un triste destino. Il film zoppica nelle sequenze incentrate sugli umani, troppo fredde o poco riuscite come il segmento italiano con Isabelle Huppert e Lorenzo Zurzolo che appare visibilmente scollato da tutto il resto.
Voto: 2/4
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