Rimini

Dolceamaro, ironico, voyeuristico, disturbante: il cinema di Ulrich Seidl è così, prendere o lasciare. Il regista austriaco ha scelto una città italiana per il suo nuovo film, distribuito in Italia da Wanted dopo il passaggio al Festival di Berlino. Rimini ci mostra però una riviera romagnola assolutamente lontana dagli stereotipi vacanzieri, teatro delle vicissitudini di un cantante in declino (Michael Thomas).

Per quanto presente nei ricordi personali dello stesso Seidl che ci trascorreva le vacanze, la Rimini che vediamo è quasi una città fantasma, in un freddo inverno che la vede popolata solo di turisti di lingua tedesca e poche presenze spettrali (per lo più senzatetto). Spiagge gelate, alberghi chiusi o semideserti, locali datati in un curioso e straniante mix di squallore, decadenza e senilità sono l'orizzonte in cui si muove Richie Bravo, un tempo star della musica neomelodica austriaca e ora invecchiato, a corto di quattrini, costantemente attaccato alla bottiglia, che gira coperto di una pelliccia di foca o completi kitsch e arrotonda come gigolò per clienti avvizzite. Sembra un po' il Mickey Rourke di The Wrestler, chioma bionda, corporatura sfatta e vita solitaria: come lui ritrova una figlia perduta, ma qui non c'è nulla del romanticismo tragico del film di Aronofsky, sostituiti da una realtà molto più spiccia, brutale quanto grottesca.

L'attenzione ai dettagli è l'aspetto più encomiabile di una pellicola in cui nulla sembra lasciato al caso, vedi ad esempio l'arredamento assolutamente pacchiano della villa in cui vive il protagonista o il senso di nostalgia incombente che emerge da molti particolari (ad esempio, i tanti riferimenti a Winnetou, eroe indiano del western tedesco). Come sempre nel suo cinema sospeso tra finzione e documentario, realismo ed esagerazione, Seidl ci impone uno sguardo surreale sulla realtà (da una parte i tedeschi tutti rappresentanti della terza età, dall'altra gli immigrati: gli italiani sono praticamente assenti), che però racconta lo straniamento culturale del nostro tempo.

E se il naturalismo spesso sconfina nello sgradevole, appare di grande tenerezza la cornice dedicata alla famiglia di Richie, con il prologo sul funerale della madre e lo struggente ruolo del padre affidato ad Hans-Michael Rehberg (morto nel 2017, il film è dedicato a lui). Come per la trilogia Paradise, anche qui Seidl ha pensato a una sorta di saga, a fronte dell'enorme mole di girato: il suo prossimo film Sparta sarà incentrato sul fratello di Richie Bravo.

Voto: 2,5/4

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