skazka

Il potere e la Storia, centro nevralgico del cinema di Aleksandr Sokurov, tornano in modo preponderante nell'ultimo lavoro del regista russo, presentato al Locarno Film Festival. Il suo è decisamente il nome più conosciuto nel concorso ufficiale di questa edizione e Skazka - titolo internazionale Fairytale - è senza dubbio un film talmente inclassificabile da riscrivere il concetto stesso di cinematografia e di narrazione.

Chi conosce Sokurov ben ricorderà la sua trilogia dedicata a Hitler, Lenin e Hirohito (ovvero Moloch, Toro e Il sole, completata poi in un'ideale tetralogia sul potere con Faust, Leone d'oro a Venezia). Qui ritroviamo il dittatore nazista, ma anche Stalin, Mussolini e Churchill, fantasmi che vagano in un'Aldilà tra rovine e palazzi che sembra richiamarsi a Doré, Piranesi, Goya e tanti altri artisti, attendono l'incontro con Dio, parlano con Cristo e Napoleone e riflettono sulle loro vite e sulla Storia che hanno contribuito a plasmare in modo irreverisibile e aberrante. Non ci sono però né scenografie né attori in carne e ossa: possiamo dire che Skazka è un film d'animazione, dove si muovono i veri personaggi storici, letteralmente strappati ai video di repertorio d'epoca, doppiati e reincollati sui fondali ispirati agli artisti sopracitati, riadattati nel labiale e nelle movenze alle esigenze di copione grazie alla tecnica del deep fake.

L'effetto è assolutamente straniante e di uno sperimentalismo audace, estremo, che espande i confini del cinema fondendolo con la filosofia e la videoarte. Sokurov insomma costruisce una summa delle sue ossessioni, dai personaggi alle tematiche a lui care, passando per l'arte visiva e letteraria (forte il riferimento alla Divina Commedia, pur con qualche errorino nella citazione del testo italiano: da anni il regista sogna un adattamento del poema dantesco). Al tempo stesso, sfrutta le nuove forme messe a disposizione dalla tecnologia, come fece ai tempi di Arca russa quando l'avvento del digitale gli permise di realizzare un unico piano sequenza di 90 minuti.

Una favola infernale, un film piccolissimo e monumentale al tempo stesso: greve nei suoi ritmi dilatati, ambizioso nel riflettere ancora una volta sulle pagine storiche più drammaticamente significative per l'Occidente, ma al tempo stesso grottesco, surreale, di un sarcasmo che tocca persino punte di trivialità e, inevitabilmente, di sottile e sotterranea critica alla Russia contemporanea. Curiosità: Mussolini ha la voce di Fabio Mastrangelo, il più noto direttore d'orchestra italiano in terra russa.

Voto: 3/4

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla sezione Privacy e sicurezza.