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- Scritto da Sara Barbieri
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 15 Novembre 2012
C’erano una volta i vampiri. Oscuri signori della notte, spaventose creature striscianti come le allusioni sessuali a loro connesse, terrificanti ma magnetici non-morti sempre a caccia di giovani fanciulle da sedurre e dissanguare. Poi è arrivata la Twilight Saga. E tutto è cambiato. La figura del vampiro si è modificata, ha perso quell’aura di morboso mistero che da sempre la contraddistingueva, si è arricchita di nuove caratteristiche che sono diventate un must. Edward Cullen e Bella Swan hanno stravolto il panorama vampiresco del nuovo millennio, imponendosi (è innegabile) come riferimento per le nuove generazioni.
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Breaking Dawn - Parte 2, ultimo film tratto dal ciclo di romanzi di Stephenie Meyer (Twilight, New Moon, Eclipse e, appunto, Breaking Dawn) ci mostra una Bella trasformata in vampira subito dopo il parto della figlia Renesmee (che concludeva l’episodio precedente). Perfettamente a suo agio nei nuovi panni, è però ben presto costretta, insieme al marito Edward, a far fronte a terribili minacce da parte dei Volturi, timorosi che la piccola mezzosangue (madre umana, padre vampiro) metta in pericolo l’esistenza della loro razza e desiderosi di sbarazzarsi dei Cullen, sempre più forti e uniti. In preda al panico, il clan chiede rinforzi per prepararsi allo scontro finale.
Aspramente criticata da vari fronti, ridicolizzata e parodiata, la Twilight Saga ha creato, con buona pace dei detrattori, un vero e proprio fenomeno di massa, esaltando schiere di fan in tutto il mondo. Perché? Innanzitutto è importante sottolineare che NON si sta parlando di un horror, bensì di un fantasy romantico: è fondamentale identificare il genere per evitare ogni tipo di fraintendimento. Fatto ciò, ovviamente, le aspettative devono modificarsi: sapendo di trovarsi di fronte ad un prodotto puramente commerciale, confezionato per attirare il grande pubblico, è necessario superare i pregiudizi derivanti dal paragone con i grandi classici che hanno fatto la storia del genere vampiresco e accettare il film per quel che è: una storia d’amore destinata ad un pubblico prettamente (tardo) adolescenziale, con tutti i suoi ovvi limiti: buchi di sceneggiatura colmati da sguardi e languidi sospiri, cadute nei più banali clichés, dialoghi surreali e a volte imbarazzanti. Eppure, nonostante tutto, la vicenda funziona e coinvolge, forse perché i miti della vita e dell’amore eterni sono patrimonio di tutti, anche dei più cinici.
Breaking Dawn - Parte 2 perde quella tensione sessuale che era prerogativa dei film precedenti (derivante dai mancati rapporti tra i due protagonisti, per ovvi motivi fisiologici), concentrandosi maggiormente sulle scene d’azione. E infatti il meglio arriva alla fine: la sequenza dello scontro tra i Cullen e i Volturi, girata con un buon senso del ritmo e un ottimo uso degli spazi, è sorprendentemente riuscita e coniuga necessità di dinamismo sullo schermo e fedeltà al romanzo della Meyer.
Poteva andare decisamente peggio. Se però siete imprescindibilmente legati al Nosferatu di Murnau o al Dracula di Coppola, evitate di vedere questo film. Potrebbe causarvi gravi scompensi.
Voto: 2/4
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