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"Lavorerei sempre con lei": così aveva detto il regista francese Benoit Jacquot al Torino Film Festival 2021 dove Gli amori diSuzanna Andler era stato presentato in anteprima, parlando della sua nuova collaborazione con Charlotte Gainsbourg dopo Tre cuori. Il film è tratto da una pièce di Marguerite Duras, della quale Jacquot è stato aiuto regista e grande amico in gioventù.

Pare che per anni il cineasta abbia carezzato l'idea di trarre un film dall'opera, benché la stessa Duras lo avesse fortemente sconsigliato. Si è deciso a farlo 25 anni dopo la sua scomparsa e la famosa scrittrice gli sarebbe apparsa in sogno per rassicurarlo sulla riuscita della pellicola. Noi siamo un po' meno convinti: nonostante la bravura della Gainsbourg, una delle presenze più eteree e meravigliose del cinema transalpino e non solo, il teatro filmato di Jacquot risulta appesantito, verboso, senza veri guizzi. 

Viene il dubbio che il problema sia già nel testo di partenza e che la Duras avesse ragione quando era in vita: la storia si racchiude nell'arco di una sola giornata, con una ricca donna infelice nella cornice di una casa in Costa Azzurra che forse affitterà per le vacanze. Va da lei il suo amante, poi un'amica, mentre Suzanna è divisa tra il dolore per i continui tradimenti del marito, un nuovo amore che appare senza speranza e il classico stato indolente di borghese racchiusa in una gabbia dorata.

Il film gira costantemente su se stesso, imprigionato proprio come la sua protagonista nel suo impianto rigido. Charlotte è intensa, vivida e lacerata nel suo abitino anni 60, avvolta nella pelliccia leopardata, ma non basta: l'ampatia nei confronti dei personaggi non scatta.

Voto: 2/4

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