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Italia, 2006: Sergio Morra (Riccardo Scamarcio) è un arrivista e losco imprenditore di Taranto che ha come sogno lasciare la propria città d'origine ed entrare nei giri giusti a Roma, venendo a contatto con la gente che conta. Facendo soldi tramite lo spaccio di droga e un giro altolocato di prostituzione, e aiutato dalla moglie Tamara (Euridice Axen) amante di un ex ministro del Centrodestra (Fabrizio Bentivoglio), Sergio lavora per l'organizzazione di una festa estiva in una villa in Sardegna, con il vero obiettivo di attirare le attenzioni e avvicinarsi all'uomo più potente d'Italia: l'imprenditore e leader politico Silvio Berlusconi (Toni Servillo). A tre anni di distanza da Youth – La giovinezza il Premio Oscar Paolo Sorrentino torna dietro la macchina da presa con il suo ottavo film da regista e sceneggiato assieme ad Umberto Contarello su un soggetto dello stesso Sorrentino. Dopo aver raccontato in chiave fiabescamente ironica le vicende di una figura di spicco della Prima Repubblica come Giulio Andreotti ne Il Divo, con Loro (film che sarà diviso in due parti in uscita rispettivamente il 24 aprile e il 10 maggio), il regista napoletano sceglie di puntare lo sguardo su Silvio Berlusconi (interpretato dall'attore feticcio del regista, Servillo), forse il più controverso e discusso personaggio politico degli ultimi 25 anni di scena politica italiana, realizzando un'opera di pura finzione seppure basata su eventi accaduti e personaggi esistenti.

E bisogna partire proprio da questo elemento per tentare di carpire Loro, un film che non si presenta come un biopic convenzionale e che non ha nessun intento agiografico o approccio documentaristico, né volontà cronachistiche o di interpretazione dei fatti o di giudizio sulla figura politica o privata. Con Loro Paolo Sorrentino realizza una black comedy stralunata e incatalogabile, concepita come un grande e unico show televisivo, dove lo sguardo è solamente la concezione di spettacolo e di messa in scena di qualcosa che probabilmente non esiste. Basterebbe forse la prima assurda sequenza del film con la morte di una pecora causa aria condizionata, mentre in tv scorrono immagini di una versione kitsch di un quiz di Mike Bongiorno. Più che con La Grande Bellezza o Youth, Loro appare come il film più teorico e meglio ragionato di Sorrentino, tutto volto a trasmettere un immaginario trash/televisivo volutamente artefatto, dove la messa in scena di riferimento è quella del varietà di prima serata. Una sorta di compendio della superficie dell'immagine, dove tutto è apparire anche il bello e il mediocre, l'immagine artistica e la messa in scena del vallettismo.

Come quasi sempre nella filmografia di Sorrentino c'è quell'aria da finta poesia, da suggestione mancata perché non vera, ma Loro riescea vivere di questa efficace contraddizione dove tutto è certamente falso, costruito (la scena dell'incidente del camion, completamente non-sense ma dentro al discorso del film), talmente artefatto da non riflettere nulla (il cinema tanto meno) se non una rappresentazione di una realtà che non c'è. Un'operazione divisiva ma di pura finzione, dove Sorrentino probabilmente parodizza il suo stesso cinema e dove appare registicamente più equilibrato trattenendo i noti vezzi stilistici.

Loro si rivela quindi un film che prova a ragionare sulla realtà come spettacolo continuo, facendosi di contorno a una narrazione che rappresenta un microcosmo e zoo umano alla ricerca di immense ambizioni e felicita effimera. E alla fine pare centrata la macchietta berlusconinana con il volto mimetico di Servillo, sorta di mix tra un'icona mistica e uno showman di bassa lega, completamente calato nei toni e nelle atmosfere del film.  

Voto: 2,5/4

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