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- Scritto da Valeria Morini
- Categoria: Trieste Science+Fiction Festival 2021
- Pubblicato: 01 Novembre 2021
Una misteriosa nube tossica di colore rosa appare nei cieli di Rio (e nel resto del mondo), costringendo i cittadini a chiudersi nelle proprie case. Per puro caso Giovana e Yago, amanti occasionali, si ritrovano a dividere lo spazio di un'abitazione e a diventare una coppia a tutti gli effetti, mentre gli unici contatti con l'esterno passano attraverso videochiamate e l'approvvigionamento dei beni di prima necessità attraverso un tubo. La reazione dei due a questo isolamento forzato sarà molto differente.
Quando si dice "fare un film profetico". Nel caso di The Pink Cloud della regista brasiliana Iuli Gerbase, presentato al Trieste Science+Fiction Film Festival, il tempismo ha persino dell'inquietante: come spiegato all'inizio, "Questo film è stato scritto nel 2017 e girato nel 2019. Qualsiasi somiglianza con i fatti reali è una pura coincidenza". Il lockdown infinito cui vengono sottoposti i protagonisti non può infatti che ricordarci la drammatica situazione che stiamo vivendo e i mesi di quarantena dovuti al Covid.
Addirittura, quasi ci si consola di fronte alla pellicola brasiliana, che mostra un contesto ancora più spaventoso e limitante di quella della pandemia da coronavirus. Le contingenze sono comunque di un parallelismo sconvolgente, dalle relazioni umane ridotte a un'asettica comunicazione attraverso schermi di pc e cellulari agli effetti spesso aberranti sulle personalità delle persone.
Il film della Gerbase si concentra proprio sulle conseguenze dell'isolamento sui due protagonisti e su una manciata di altri personaggi che vediamo di sfuggita: la dimensione intimista si sostituisce ai classici stilemi della pellicola catastrofica, tanto che della misteriosa nube rosa letale dopo 10 secondi non si sa quasi nulla e la narrazione presenta anche diverse lacune che in più di un caso suscitano perplessità (possibile che non sia possibile uscire con maschere antigas? Come funzionano il ricambio d'aria nelle case e le coltivazioni?).
Al di là di questi dubbi, la scelta di raccontare non la pandemia - pardon, la nube tossica - ma le reazioni e il rapporto di coppia tra Giovana e Yago con grande sensibilità è senza dubbio una scelta vincente. Forte di una sceneggiatura riuscita, delle grandi interpretazioni dei due attori Renata de Lélis ed Eduardo Mendonça e di alcuni momenti notevoli, il film soffre però di un'eccessiva lunghezza. Asciugato nel minutaggio (103'), avrebbe potuto essere un piccolo capolavoro.
Voto: 2,5/4
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