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- Scritto da Valeria Morini
- Categoria: Torino Film Festival 2022
- Pubblicato: 01 Dicembre 2022
Il Torino Film Festival ama gli animali. Non è difficile riscontrare una sorta di affinità tra Gunda, il documentario prodotto da Joaquin Phoenix passato nel 2020 al TFF e EO, l'ultimo lavoro di Jerzy Skolimowski che la manifestazione torinese ha presentato dopo il passaggio in concorso a Cannes con tanto di premio della giuria. In questo caso siamo di fronte a un film di finzione ma sempre narrato a misura d'animale, attraverso il punto di vista di un asinello che percorre mezza Europa alla ricerca della libertà.
Ai più cinefili la storia risulterà già nota: EO, di produzione polacca e italiana e rappresentante della Polonia agli Oscar, è dichiaratamente un omaggio a Au Hasard Balthazar di Robert Bresson, pur non essendone un remake vero e proprio. A detta di Skolimowski, è stato l'unico film a farlo piangere: l'84enne regista polacco, che a dispetto dell'età non sembra intenzionato a fermarsi, ne ha costruito una variazione sul tema che è un vera e propria parabola ecologista, un inno all'innocenza animale con una manifesta critica allo sfruttamento e agli allevamenti intensivi.
L'odissea del tenero Eo (interpretato da sei asini diversi), costretto a lasciare il circo in cui lavora senza sosta ma anche la sua amata padroncina, si snoda dalla Polonia all'Italia, da una trappola all'altra, alla ricerca perenne di una libertà impossibile. Chi si aspetta un tono fiabesco, resta innegabilmente straniato di fronte a un film che cambia registro stilistico e passa da stilemi da docufilm crudo e realistico a momenti di stampo onirico e surreale. È curioso anche il variare continuo della colonna sonora, dalla tecno alla classica. Lo sperimentalismo visivo e sonoro di un regista che vuole evidentemente sfruttare tutti gli aspetti del digitale si traduce però anche in una discontinuità nel risultato complessivo, in cui i momenti migliori ci sembrano quelli muti, dove Skolimowski usa le luci e i colori in modo simbolista o pone come protagonista il solo asinello nella vastità di spazi naturali che pure non gli permetteranno di sfuggire a un triste destino. Il film zoppica nelle sequenze incentrate sugli umani, troppo fredde o poco riuscite come il segmento italiano con Isabelle Huppert e Lorenzo Zurzolo che appare visibilmente scollato da tutto il resto.
Voto: 2/4
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