Torino Film Festival 2016

betweenus

Between Us di Rafael Palacio Illingworth è stato il film di apertura della 34esima edizione del Torino Film Festival. I protagonisti sono Henry e Dianne, una coppia di trentenni che si ritrovano in quel momento del rapporto in cui, per convenzione, è necessario istituzionalizzare un legame nonostante le proprie voci interiori li mettano in guardia sulla serenità della loro relazione. I due brucieranno le tappe sposandosi in fretta e furia senza troppa convinzione, ma ovviamente l’istinto prevarrà e subito dopo una lite metteranno in discussione il loro legame.

quietpassion

Negli Stati Uniti dell’Ottocento, quando la poesia, come ogni altra forma artistica, era predominio degli uomini, un’unica voce femminile si levò in tutta la sua la sua grazia e talentuosa creatività, peraltro ottenendo la notorietà e la pubblicazione della stragrande maggioranza dei propri scritti solo dopo la morte: fu quella di Emily Dickinson, oggi considerata, non solo nella letteratura americana, tra gli autori più importanti nel secolo. La figura della Dickinson, vissuta tra il 1830 e il 1886, gode di un alone di culto assoluto, cui fa da contraltare, in base alle pochissime informazioni disponibili sulla sua biografia, la singolarità di una vita appartata, trascorsa interamente nella casa paterna. Su questo personaggio sfuggente e a tratti oscuro, a dispetto delle circa 1800 liriche che ha lasciato ai posteri, Terence Davies confeziona un raffinato biopic, passato fuori concorso alla Berlinale 2016 e ora approdato al 34esimo Torino Film Festival nella sezione Festa mobile.

deathinsarajevo

Dopo essere stato presentato in concorso alla Berlinale 2016, dove si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria e il Premio FIPRESCI, Death in Sarajevo arriva al Torino Film Festival diventando uno degli appuntamento clou di tutta la rassegna. Il bosniaco Danis Tanović ha realizzato un'opera di solidissima scrittura che è un trattato di Storia aggiornato alle esigenze cinematografiche più attuali, configurandosi come un esempio cristallino di riflessione sul passato che guarda a un futuro purtroppo sempre più incerto. Sarajevo, 28 giugno 2014. Nel giorno del centenario dell'attentato che scatenò la Prima guerra mondiale, il lussuoso Hotel Europa deve ospitare una delegazione di diplomatici e politici in città per commemorare lo storico evento. Oltre alle tensioni che deve sopportare il direttore dell'albergo Omer per organizzare tutto al meglio, si intrecciano le storie di una responsabile della reception e di sua madre, di una giornalista televisiva, di un ospite francese, di un addetto alla sorveglianza e di un fanatico politico.

sully

Si parla spesso di prime volte in Sully, presentato in anteprima al 34esimo Torino Film Festival. La prima volta che il comandante interpretato da un perfetto Tom Hanks si ritrova a fare i conti con un simile incidente, la prima volta in cui a seguito di un ammaraggio non vi siano vittime, la prima volta di un incidente aereo che a New York non veicola terrore e morte, ecc. La domanda che Clint Eastwood si pone però è: siamo pronti? Siamo pronti ad accogliere un eroe? Siamo pronti a riconoscere un miracolo? Siamo pronti a guardare in faccia la realtà senza lasciarci intimorire dall’ingombrante presenza dei ricordi? Dopo aver affrontato la minaccia invisibile del terrorismo e, successivamente, quella ancor più gravosa del sospetto nei confronti del diverso (sfociato in uno stato di precaria lucidità e costante tensione), l’America di oggi osserva se stessa senza sapersi più riconoscere. Eastwood insiste nel posizionare i suoi personaggi di fronte a un vetro che restituisce i loro volti in trasparenza mentre questi sono intenti a osservare una realtà fittizia, condizionata dalle loro più recondite paure. Dunque non è caso che il film si apra proprio con un sogno o, per meglio dire, un incubo ricorrente covato non solo dal protagonista quanto da un’intera nazione.

antiporno

Abituarsi al cinema di Sion Sono è impossibile, anche se è lecito aspettarsi incursioni folli e violente in un’esplorazione dei recessi più terrificanti dell’animo umano dove si annidano le pulsioni più luride e animalesche. Continuando il gioco metacinematografico già proposto nel chiassoso e divertentissimo Why Don’t You Play in Hell? (2013) il visionario regista costruisce un colorato gioco di scatole cinesi declinato al femminile, riflettendo in Antiporno, presentato nella sezione After Hours del 34esimo Torino Film Festival, su arte, corpo e società senza lasciare un attimo di respiro.

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