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- Scritto da Valeria Morini
- Categoria: Serie tv
- Pubblicato: 31 Ottobre 2019
Su Sky
"Il futuro è ancora tutto da scrivere". Si è concluso con 1994 il viaggio nel passato nato "da un'idea di Stefano Accorsi" che racconta di Tangentopoli e dell'ascesa politica di Silvio Berlusconi ma parla in realtà dell'Italia presente e del domani. La terza e ultima stagione/serie targata Sky ha chiuso in bellezza un'operazione iniziata nel 2015 con 1992 e proseguita nel 2017 con 1993. Un esperimento azzardato in cui l'ultimo capitolo è decisamente il superiore del terzetto: non è un'esagerazione dire che 1994 è la più coraggiosa serie tv della storia italiana.
La vicenda si riaggancia alle due precedenti stagioni, incentrandosi nuovamente sui tre antieroi protagonisti: il cinico, ambizioso e affabulante Leonardo Notte (Accorsi), ex pubblicitario sopravvissuto all'attentato che chiudeva 1993 e ora eminenza grigia di Berlusconi, la sensuale Veronica Castello (Miriam Leone), soubrette dal passato tumultuoso divenuta parlamentare, e Pietro Bosco (Guido Caprino), sottosegretario leghista dall'indole passionale e rissosa. Usciti di scena i personaggi di Domenico Diele e Tea Falco, uno spazio fondamentale è affidato all'Antonio Di Pietro di Antonio Gerardi, al Dario Scaglia di Giovanni Ludeno e soprattutto al Silvio Berlusconi di Paolo Pierobon.
Diretta da Giuseppe Gagliardi e Claudio Noce, 1994 raggiunge un apice qualitativo che conferma l'ottimo stato di salute della produzione satellitare rispetto alla fiction generalista. Anzitutto per la nonchalance e la frizzantezza con cui racconta il Belpaese ai tempi di Mani Pulite e Forza Italia, con una narrazione romanzata, rielaborata, spesso volutamente macchiettistica e sopra le righe, in cui la Storia si mescola al noir pur mantenendo una certa fedeltà ai fatti realmente accaduti.
La serie Sky racconta l'anno del primo governo Berlusconi attaverso una carrellata di personaggi ambigui e intrinsecamente negativi. Nessuno è innocente, tutti si sporcano le mani o l'anima in questa parata di caratteri sospesi in una zona grigia tra Bene e Male: al fianco dei personaggi reali sfiorati eppure al contempo indagati nel profondo (il Berlusconi di Pierobon è probabilmente il più simile al vero Cavaliere che sia mai visto su grande o piccolo schermo), quelli fittizi sono disegnati con una cura che ne mette in risalto la natura doppia e difficile da classificare (il paradossale femminismo di Veronica che contrasta con la sua personalità da virago, l'idealismo di Pietro che non ferma la sua discesa inarrestabile verso gli Inferi, il fascino impeccabile di Leonardo a dispetto delle sue azioni orrende). 1994 scandaglia così il sistema socio-politico italiano portandone alla luce il lato oscuro, maledetto, cospirazionista, ma condendo il dramma con tinte farsesche, ironiche, trash.
Tutti aspetti interessanti che si potevano trovare anche in 1992 e 1993, ma che in questo caso sono accompagnati da una cura tecnica ancora più raffinata rispetto alle due precedenti stagioni. La dimensione di 1994 va oltre il piccolo schermo e aspira a un afflato cinematografico come le serie internazionali d'autore. Lo dimostra l'accorgimento con cui i primi quattro episodi degli otto totali sono raccontati ognuno con il punto di vista di un personaggio, rendendolo protagonista totale a costo di sacrificare l'attenzione degli spettatori più pigri. O ancora, la scelta altettanto geniale di ambientare in unità di tempo e spazio l'episodio iniziale, tutto incentrato su Notte/Accorsi e sullo storico confronto tra Berlusconi e Achille Occhetto moderato da Enrico Mentana.
Il clou si raggiunge nel quinto episodio, splendido "film nella serie" colmo di citazioni cinefile che strizzano l'occhio a Viale del tramonto, American Beauty e Da qui all'eternità. Non meno interessante il sesto, maturo e avvicente sia nei dialoghi che nella bellezza delle inquadrature e dei movimenti di macchina, mentre l'unica vera pecca di 1994 sembra essere il finale fiacco e poco convincente che chiude - in modo comunque coerente - le storie dei protagonisti. Si termina con un felice flash forward che lancia molte stoccate all'Italia di oggi (dal bunga bunga agli albori del Movimento 5 stelle) e conferma come l'operazione in tre atti targata Sky non sia nostalgica ma squisitamente contemporanea.
Voto: 3/4
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