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- Scritto da Valeria Morini
- Categoria: Serie tv
- Pubblicato: 20 Gennaio 2019
L'evasione da un carcere è un tema che il cinema ha sempre amato, regalandoci lungo la sua storia gioielli da La grande fuga a Fuga da Alcatraz, da Un condannato a morte è fuggito a Papillon. Un tema perfetto anche per una miniserie tv, come dimostra l'esempio di Escape at Dannemora, produzione Showtime che racconta una clamorosa storia vera risalente al 2015 che all'epoca ebbe una grande esposizione mediatica: la fuga dei detenuti Richard Matt e David Sweat dal Clinton Correctional Facility, nello stato di New York, con l'aiuto dell'impiegata Joyce "Tilly" Mitchell. Nei panni dei tre protagonisti troviamo rispettivamente Benicio del Toro, Patricia Arquette e Paul Dano, mentre in cabina di regia c'è Ben Stiller.
Un cast di altissimo livello, insomma, per la serie che in Italia è onda su Sky Atlantic e che ricostruisce gli eventi con una precisione millimetrica, quasi documentaristica. Tra il serio e il faceto, si può dire che Escape at Dannemora sia una versione d'autore di Prison Break, per come si focalizza sulla preparazione del piano d'evasione (con la celebre serie Fox ha in comune anche l'episodio prequel dedicato al passato dei protagonisti). Certamente, in questo caso la dimensione action e i cliché del prison movie lasciano spazio a una narrazione dilatata, incentrata principalmente sull'analisi psicologica dei personaggi.
Il vero nucleo della vicenda è quindi il rapporto tra Richard, David e Tilly, e le loro personalità: i due detenuti, con colpe enormi alle spalle ma talmente desiderosi di libertà che è impossibile non fare il tifo per loro, e la moglie frustrata, invaghita di entrambi e tanto ingenua nella sua mediocrità da credere all'illusione di una vita nuova insieme a loro. Volti e corpi sono vissuti, sfatti e autentici come raramente si era visto prima: Escape at Dannemora trasuda realismo a ogni frame e raggiunge grandi vette grazie all'interpretazione degli attori. Se la Arquette, ingrassata, imbruttita e praticamente irriconoscibile, ha vinto meritatamente il Golden Globe con un personaggio di non comune sgradevolezza, Del Toro nei panni dell'enigmatico Matt è semplicemente gigantesco, senza dimenticare il non meno efficace Dano che si conferma uno degli attori più interessanti della sua generazione. Notevole anche Eric Lange nel ruolo del marito bonaccione di Tilly, in un cast che comprende anche David Morse e Bonnie Hunt.
Il merito, però, va anche alla scrittura dei creatori Brett Johnson e Michael Tolkin e alla regia di Ben Stiller (anche produttore esecutivo), sorprendente nel cimentarsi con uno stile lontanissimo da quello cui aveva abituati in Zoolander o Tropic Thunder. Lo zenit della serie è raggiunto senz'altro nell'episodio 5, un piccolo capolavoro che si apre e si chiude con due magistrali piani sequenza tra i quali il conto alla rovescia per la fuga, in un crescendo di tensione che strappa l'applauso. Peccato per l'ultimo episodio sul post evasione (in Italia diviso in due parti), che invece perde ritmo e mette fine in modo un po' deludente a una serie che resta comunque imperdibile.
Voto: 3/4
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