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- Scritto da Lorenzo Bianchi
- Categoria: Serie tv
- Pubblicato: 13 Marzo 2018
Si potrebbe chiamare “fase due della Marvel/Netflix”, parlando di ciò che accade post Defenders, ed è Jessica Jones ad aprire le danze (Punisher merita infatti un discorso a parte). Tuttavia, come accaduto con i “fratelli maggiori” del grande schermo, anche in questo caso si assiste ad un calo nella qualità – che, a dire la verità, già con Iron Fist e Luke Cage non aveva confermato quanto di buono fatto vedere con Daredevil o con la prima stagione di Jessica Jones – presentando un prodotto che non rende giustizia ad un personagio che meriterebbe ben altra attenzione.
Presentata l’8 marzo – data non casuale – Jessica Jones, partendo da un’indagine sulla clinica IGH, concentra poi tutto l’intreccio sulle donne, che si tratti della protagonista (ottima Krysten Ritter), di Trish (Rachel Taylor) o di Geri Hogarth (Carrie Ann Moss, grottesca e svogliata). Anche la prima stagione era incentrata sulla tematica degli abusi, con Kilgrave (David Tennant) come carnefice/vittima capace di soverchiare e sottomettere al proprio volere chiunque, ma in particolare le donne. In particolare Jessica. Chi ha visto la prima stagione sa come sia andata a finire e chi ha seguito la lavorazione della seconda sa che Kilgrave tornerà:; ma in che modo? Questo è interessante ed è forse la scelta migliore che sia stata fatta in una produzione in generale poco avvincente e convincente, dove la prima parte viene solo parzialmente risollevata da una seconda nettamente migliore e dove solo l’apparizione di Tennant basta ad elevare il livello generale. Diversi sono gli spazi in cui la protagonista si trova a dialogare sola con sé stessa ed è in questa sede che si trova un’altra scelta di sceneggiatura apprezzabile, in cui si riesce a scavare nella sua intimità, nel suo passato, nei ricordi che lei cerca disperatamente di annegare nell’alcol e nel vizio. Vizio che è tematica toccata, declinato nella droga assunta da Geri o nell’inalatore “speciale” recuperato da Trish, capace di elevare esponenzialmente tutte le sue abilità fisiche e mentali, antipasto di Hellcat, il suo destino da supereroina. Eppure la serie cade dove in passato aveva avuto successo, ossia nella verosimiglianza, nella decisione di non affidarsi a effetti speciali che invece in questo caso vengono utilizzati male, senza particolari guizzi di regia o di fotografia, regalando dunque un intreccio abbastanza piatto e dalla conclusione anonima, anche se qualche colpo di scena non manca. Ovviamente, sono presenti riferimenti a quanto accaduto nel mondo del cinema pochi mesi fa, con Trish che accusa un produttore di aver abusato di lei in gioventù sfruttando il suo desiderio di diventare attrice: una scelta che appare forzata, che stride con la forza e la naturalezza con cui invece il problema era stato affrontato senza retorica nella stagione precedente. Jessica Jones resta dunque un prodotto abbastanza deludente, nonostante Krysten Ritter dipinga alla perfezione stati d’animo e sfaccettature di un personaggio tanto interessante ma purtroppo inserito in un contesto non sempre alla sua altezza.
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