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“Sono infelice, come tutti i preti”

I tormenti e i fantasmi del passato continuano a disturbare Pio XIII, sin dalle prime sequenze dell’episodio 5, che vedono  genitori del Papa in viaggio sui canali a Venezia, mentre abbandonano il loro figlio sofferente. Esteticamente impeccabile, con virtuosisimi registici con cui Paolo Sorrentino continua a viziarci, la prima sequenza è la perfetta introduzione allo spirito di melancolica sofferenza  che aleggerà su tutto l’episodio, intriso di flashback e di ricordi, che siano tristi o felici. Pio XIII è sempre più monarca, mentre Lenny Belardo è alla ricerca di una libertà da lui perduta, di un passato che gli ha tolto gli affetti più cari e su cui ora vuole fare chiarezza, per una sofferenza enorme che non gli dà mai tregua. Sorrentino fa convinvere queste due realtà, la doppia personalità di un pontefice spietato e scevro da qualsiasi forma di compassione (“Non c’è più niente da fare con la razza umana”), eccezion fatta per la giovane Esther, cui lui è affezionato e alla quale mostra tutta la sua umanità. Ma la dolcezza dello sguardo di Jude Law nei confronti della giovane donna stride con le sue parole di fronte a Voiello e agli altri cardinali, ai quali, finalmente, pronuncia il tanto desiderato discorso.

“Evangelizzazione? L’abbiamo già fatta. La tolleranza? Non abita più qui ormai, l’abbiamo sfrattata... sono troppi anni che andiamo noi verso gli altri”.

La vestizione di Pio XIII sulle note di I’m Sexy and I Know It dice molto sulla dicotomia pop/antico, giovane/retrogrado del Papa di Sorrentino, in una sequenza madre, maestosa a suo modo, che arriva al culmine con la vanità della scelta degli abiti, scelti tra i più sfarzosi, per ncutere timore reverenziale. Un Papa che si presenta all’incontro con i cardinali trasposrtato sul trono come un imperatore, di fronte allo sguardo sbigottito dei presenti, tra cui Voiello, demolito poche sequenze prima dal pontefice, che gli ha distrutto ogni piano di scandalo. Lo dichiara apertamente, quando padre Tommaso chiede cos’abbia intenzione di fare, la sua risposta arriva decisa: “La rivoluzione, Tommaso”. Le posizioni di Pio XIII sono ancora più estreme, spietate nei confronti dell’ultimo pontificato che ha “riempito le piazze, ma svuotato i cuori di Dio”, preferendo quindi una chiesa per pochi fedeli piuttosto che tanti uomini inaffidabili. Non scende a patti, non negozia con nessuno, nella sua integerrima ricerca della santità e della totale abnegazione in favore dell’Altissimo, che si scontra tuttavia con la ricerca della totale obbedienza imposta ai cardinali. Lo dice con le parole, ma Sorrentino lo racconta come meglio non potrebbe con le immagini, ancora una volta iconiche, con diverse inquadrature dal basso, a evidenziare l’immensità del Papa e la misera impotenza di chi lo circonda, Voiello in particolare, ormai sconfitto e rassegnato.  

“Santità, chi è lei davvero?”

Tra l’episodio 5 e il 6 passano 9 mesi, in cui Esther ha partorito un bambino bellissimo e Pio XIII sembra aver inasprito ulteriormente le sue posizioni, in nome di un progetto di rivoluzione misterioso e di cui si inizia a intravedere il piano generale. La visione del primo episodio, l’apertura onirica in cui il Papa sosteneva omosessuali, fecondazione assistita e matrimoni sacerdotali è ormai un lontanissimo ricordo, che ha lasciato spazio alla totale chiusura del pontificato, simboleggiato da una porta dorata sigillata, in cui solo un piccolo fascio di luce nella minuscola serratura dona la speranza di salvezza e di perdono. Una chiusura che lo porta a sottolineare come l’Islam sia modello, perché ha più seguaci di una chiesa ormai rimasta con pochi fedeli a causa del suo pontificato rigido e fatto di assenza, l’unica vera presenza forte della vita di Pio XIII, un Papa che in 9 mesi non ha mai fatto angelus e non ha fatto altro che “terrorizzare i fedeli con tesi retrograde e oscurantiste”, allontanando i fedeli, come evidenziato dal Preisdente del Consiglio.

“Mi ha ricevuto dopo soli 9 mesi” “Non pensavo che sarebbe durato così a lungo”

La politica nel Vaticano era già stata mostrata, ma ora è tempo per la politica italiana di fare il suo ingresso nell’opera di Sorrentino, che non manca di evidenziare critiche da entrambe le parti, magistralmente, in uno dei dialoghi migliori di questa coppia di episodi che, a tratti, sembrava riprendere fiato e rallentare dopo le prime 4 ore. Dunque è ora che il Papa incontri il presidente del consiglio, un’ottimo Stefano Accorsi che intavola con il pontefice un discorso sulla laicità, sulla libertà dello Stato dai dettami del Vaticano, opponendosi alle richieste espansionistiche e totalitarie del pontefice, esposte assieme ai no decisi verso le unioni civili, il divorzio e l’aborto. Ne nasce una conversazione in cui nessuno dei due esce vincitore, dove Stato e Chiesa restano ancorati sulle reciproche posizioni in cui il regista dà libero sfogo al suo talento di ironica e pungente scrittura, esprimendo diverse idde, forse troppe per un solo dialogo. “Io e Dio grondiamo di immaginazione”, sostiene Pio XIII, guadagnandosi l’appellativo di “diabolico” dal premier.

Siamo a più di metà del viaggio in cui il regista ci chiede di partecipare per 10 ore, e  il livello qualitativo di montaggio e fotografia resta alto, ma da Sorrentino è ciò che è lecito e giusto aspettarsi. La sceneggiatura e l’intreccio, tuttavia, sembrano vivere un momento di pausa. Non resta che attendere 7 giorni, per verificare se The Young Pope stia solo prendendo fiato per le ultime esplosioni o se invece, e sarebbe un peccato, le idee si stiano davvero esaurendo.

 

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