Serie tv

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Tolkeniani di tutto il mondo, unitevi: ora i fan del complesso e variegato universo creato dallo scrittore inglese non hanno a disposizione solo la maestosa esalogia di Peter Jackson (e il misconosciuto film animato del 1978), ma anche questa nuova serie targata Amazon Prime Video disponibile in Italia dal 2 settembre, di cui abbiamo visto i primi due episodi in anteprima. Gli anelli del Potere è tecnicamente un prequel de Il Signore degli anelli, tratto soprattutto dalle appendici alla trilogia di J.R.R. Tolkien con legami con il Silmarillion (di cui però Prime non ha i diritti) e ambientato nella Seconda Era, migliaia di anni prima delle avventure di Bilbo e Frodo e delle vicende dell'Unico Anello.

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Il collante generazionale scaturisce dal Sottosopra per unire adolescenti e quarantenni, ribadendo che nerd è bello. Sono passati cinque lunghi anni, una pandemia e svariate guerre da quando i fratelli Duffer ci hanno condotti per la prima volta nel Sottosopra di Hawkins, cittadina (immaginaria) del soporifero Indiana.

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Cosa dire di Obi-Wan Kenobi che non sia già stato detto e scritto? La serie in sei episodi disponibile su Disney+, nuovo capitolo della lunga saga di Star Wars che la casa di Topolino sta espandendo in ogni direzione possibile e immaginabile ha spaccato il pubblico in due: da una parte i (pochi) sostenitori entusiasti, dall'altra una messe di attacchi e indignazioni da parte della critica e di molti fan. 

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Nella notte tra il 19 e il 20 settembre sono stati assegnati gli Emmy Awards, il corrispettivo degli Oscar per il piccolo schermo. La corona va a The Crown, perdonate il gioco di parole, ma anche a Ted Lasso e La regina degli scacchi. Tra gli attori premiati, la strepitosa Kate Winslet per Omicidio a Easttown, Olivia Colman e Ewan MacGregor. Ancora una volta, gli attori del cinema impongono il loro valore anche nella formalità seriale. Ed è bello vedere attrici non più giovanissime (si veda anche Gillian Anderson) chiamate a ruoli che consentano loro di dare il meglio, con i giusti riconoscimenti.

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Su Netflix

Misantropa, tecnofoba, divertentissima snob. La personalità di Fran Lebowitz, nota umorista americana, è talmente anticonvenzionale da meritare, dieci anni dopo il documentario Public Speaking (2010), un’intera serie. A dirigere Lebowitz è ancora una volta l’amico di una vita Martin Scorsese, che siede con lei al tavolino di un prestigioso club privato di Manhattan e le lascia tempo e spazio per parlare di qualsiasi cosa. “Non ho potere ma sono piena di opinioni”, mette in chiaro la protagonista.

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