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- Scritto da Camilla Maccaferri
- Categoria: Cinesaggistica
- Pubblicato: 31 Ottobre 2017
Io vi condanno alla eterna fame di vitale sangue e alla vivente morte
Dracula
Quando Francis Ford Coppola decise di riportare sullo schermo il più celebre vampiro della storia in una mega-produzione fatta di costumi sfarzosi (premiati con un Oscar), scenografie spettacolari e un cast stellare, non molti a Hollywood sembravano dargli credito. Il regista era conosciuto per i suoi problemi e ritardi in produzione (dopo la tragedia di Apocalpyse Now e le vicessitudini dei Padrini) e lo script era violento, sanguinoso, erotico, più adatto a un double feature di mezzanotte che a un blockbuster.
Ma la scommessa rischiosa di Coppola fu vinta con gli interessi e, 25 anni dopo la sua uscita, Dracula di Bram Stoker continua a essere considerata una delle pellicole migliori sul conte valacco, una struggente storia d’amore e sicuramente uno dei più grandi successi commerciali e di critica del regista americano.
La decisione di recuperare aderenza al romanzo di Bram Stoker che già aveva ispirato il Nosferatu di Murnau (e, conseguentemente, il remake di Herzog) è sicuramente una delle ricette vincenti di questo Dracula, dove il conte non è più un damerino con la cappa foderata di rosso, ma un demonio, animalesco, sensuale e mostruoso a un tempo, disperato e osceno.
Abbandonato lo smoking vestito da Bela Lugosi e, poi, da Christopher Lee, il conte di Coppola ritorna a essere ripugnante come il non-morto di Max Schreck e di Klaus Kinski, viscido, serpentino, ferino, salvo rivelare un inaspettato lato seducente di un irresistibile erotismo.
Molto merito va naturalmente allo straordinario protagonista Gary Oldman, che, aiutato da un incredibile make-up meritevole di una statuetta dorata, riesce a dare corpo alle mille sfumature del conte: dal vecchio rettile disgustoso scampato dalle viscere dell’inferno, alla bestia sessuale che stupra/seduce Lucy, dal demone pipistrello che rinnega la vita, al sensuale nobiluomo che fa innamorare Mina, partendo dal condottiero fedele tradito dallo stesso Dio in nome del quale ha sparso sangue.
Con le sue trasformazioni, ma soprattutto con il look iconico fatto di cappello a cilindro, chiome fluenti e occhiali tondi scuri, Oldman si trasforma in un’indimenticabile versione di Dracula, che va a occupare un posto di diritto nell’immaginario collettivo accanto ad altre più stereotipate versioni.
Ma sono tanti gli elementi di questa pellicola a restare nella memoria: dall’incipit, uno splendido teatro delle ombre dove le sagome dei turchi impalati da Dracula si stagliano su un cielo di sangue, alla commistione perfetta e perturbante di seduzione e morte, nel gioco a tre tra Lucy, la bestia e Mina, e nelle sequenze al castello in cui Jonathan Harker (Keanu Reeves) è letteralmente fagocitato dalle tre spose del vampiro.
L’amore per il cinema, che spesso brucia e vampirizza come la passione del conte, trova la sua massima celebrazione nella sequenza in cui Dracula e Mina vanno al cinematografo: mentre il conte seduce l’amata, sullo schermo si compie l’incanto della cinepresa ed entrambi, vampiro e pellicola, attraversano gli oceani del tempo in un fremito di amore eterno e impossibile.
25 anni non sono che una goccia nel mare del tempo, eppure il Dracula di Coppola, fedele alla sua natura, ha dimostrato finora di saper resistere perfettamente agli attacchi degli anni, surclassando finora tutte le altre rappresentazioni venute dopo. Eterno ancora non sappiamo se diverrà, ma sicuramente, come cantava un altro vampiro, Mick Jagger, time is on its side, yes it is.
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