Cinema orientale
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"And if I'm gonna talk
I just want to talk
Please don't interrupt
Just sit back and listen"
Radiohead - Last Flowers
Un' insegnante parla alla sua classe, tono pacato ma deciso, nonostante l' indifferenza generale. L'attenzione non è importante al momento perché quella arriverà, insieme alle sue parole, in un modo o nell'altro: lei é Yuko Moriguchi (la bravissima Takako Matsu) e quello sarà il suo ultimo giorno di insegnamento. Ma non se ne andrà senza aver messo i colpevoli della morte di sua figlia di fronte alla loro responsabilità, colpevoli che sono li in quella classe inconsapevoli del fatto che lei ha già messo in moto la sua atroce vendetta.
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Ad un anno dall'uscita del film che sarebbe poi diventato il simbolo dello Studio Ghibli, Il Mio Vicino Totoro, Miyazaki torna nelle sale giapponesi (si parla del 1989) con un nuovo lungometraggio animato che, come il precedente, miscela tematiche ed elementi fantasy con altri decisamente radicati nel reale. Ma mentre Totoro si prefiggeva di fare un ritratto universale e toccante dell' infanzia, con Kiki Consegne a Domicilio ci si sofferma sull' adolescenza come fase fondamentale di passaggio verso l' età adulta.
Leggi tutto: KIKI-CONSEGNE A DOMICILIO di Hayao Miyazaki (1989)
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Pensare al cinema senza la musica appare pressoché impossibile, con le note che fungono da complemento delle immagini, ampliandone l’effetto e aiutandole, nei casi migliori, a raggiungere la perfezione e la totalità. Senza nulla togliere al lavoro svolto dai registi, che restano comunque i protagonisti della scena, gli esempi di sodalizi duraturi sono parecchi e viene quasi da chiedersi come sarebbero alcuni capolavori senza le loro colonne sonore: Steven Spielberg e John Williams, Sergio Leone ed Ennio Morricone, Tim Burton e Danny Elfman, Christopher Nolan e Hans Zimmer, Alfred Hitchcock e Bernard Herrman, Robert Zemeckis e Alan Silvestri.
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Hayao Miyazaki. Basta pronunciare il nome per capire in quale mondo stiamo per catapultarci, con il solo dubbio dell’effettiva dimensione in cui l’animatore e regista giapponese ha deciso di ambientare la sua prossima avventura. Con La città incantata (premio Oscar) e Il castello errante di Howl ha ottenuto i riconoscimenti che da tempo gli spettavano, prima di misurarsi con una storia più leggera, Ponyo.
Brunilde è una piccola bambina pesce che fugge dalla bolla enorme dove suo padre sembra tenerla prigioniera assieme alle sue sorelle. Sasuke, un bambino di 5 anni, la trova alla riva della scogliera su cui sorge la sua casa, e tra i due nasce subito una spontanea attrazione: il bimbo decide di tenerla e di chiamarla Ponyo. Ma il padre della piccola non è affatto d’accordo con quanto sta accadendo.
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Il rapporto fra uomo e natura ha da sempre rappresentato uno dei temi cardine dello Studio Ghibli che ne ha raccontato ed illustrato come i primi siano la principale causa destabilizzante di un equilibrio già di per se precario. Come efficacemente raccontato in Pom Poko di Isao Takahata, l' iniziale timore reverenziale dell' uomo verso la natura, alimentato da credenze e superstizioni, ha ceduto il passo al desiderio di espandersi e di conquista, trasformando la necessità in avidità. Anche se non ambientato nei giorni nostri, Principessa Mononoke ha parecchi punti in comune con il film di Takahata e porta il conflitto ai suoi albori, negli anni in cui il Giappone entrava nell' Età del Ferro trasformando un rapporto di simbiosi in una lotta per la sopravvivenza. Attingendo ai territori della Leggenda, le foreste rappresentate nel film sono popolate da spiriti e divinità dalle sembianze di giganteschi animali, ultimi Guardiani contro l' espansione dell' uomo che, per alimentare le sue fornaci, non si fa scrupolo nel procurarsi la materia prima "aggredendo" una natura fino ad allora incontaminata.
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