Cinquant'anni di Mary Poppins: dal film Disney del 1964 a "Saving Mr. Banks"
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- Scritto da Lorenzo Bianchi
- Pubblicato: 06 Marzo 2014
- Creato: 06 Marzo 2014
«Vento dall'Est,
la nebbia è là…
Qualcosa di strano
fra poco accadrà…
Troppo difficile
capire cos'è…
Ma penso che un'ospite
arrivi per me...»
(Bert, Introduzione a Mary Poppins, Disney, 1964)
Sono parole che alla memoria collettiva, da 50 anni a questa parte, richiamano necessariamente qualcosa. Dopotutto, non conoscere Mary Poppins, almeno di nome, resta impossibile in una società così fortemente improntata sulla Disney come primo contatto video-didattico per l’infanzia. Quello che però non molti sanno è ciò che esiste alle spalle di questo capolavoro – 13 nominations e 5 premi Oscar –, che ha visto la luce nel 1964 ma che Walt Disney già da 30 anni sognava di portare sul grande schermo. L’ostacolo che pareva insormontabile era però la scrittrice del romanzo, Miss Pamela Travers, che lottava da anni per non cedere i diritti della “sua” Mary Poppins allo “zio Walt”, per timore che la trasformasse in qualcosa che non era, che si allontanasse dallo spirito con cui era stata scritta, anche perché l’opinione che la signora Travers nutriva nei confronti di Disney non era certo tra le più positive. Almeno questo è ciò che si evince dalla visione di Saving Mr. Banks, ultimo film Disney uscito da poco nelle sale, proprio in occasione dell’anniversario della tata più famosa del mondo: la trama ruota tutta attorno alle avances di Walt Disney (Tom Hanks) e alla resistenza ostinata di Pamela Travers (Emma Thompson), con i flashback a fare da guida per aiutarci a comprendere la sofferenza passata della donna e il dolore che l’ha portata a scrivere Mary Poppins, di fatto una zia severa arrivata a casa sua mentre suo padre era sul letto di morte, con l’intento di aiutare la mamma nel curare lei e le sue sorelle.
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Il gatto Resnais, il Trans-Anubi-Express e la Grand-Mère
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- Scritto da Andrea Bruni
- Pubblicato: 06 Marzo 2014
- Creato: 06 Marzo 2014
“In questo albergo immenso, lussuoso, barocco, lugubre. Dove corridoi senza fine succedono ad altri corridoi, silenziosi, deserti, gelidamente decorati da intarsi in legno… In sale silenziose in cui i passi di colui che le attraversa sono assorbiti da tappeti così pesanti, così spessi, che nessun rumore di passi arriva alle sue orecchie. Come se persino le orecchie di chi cammina, ancora una volta, lungo questi corridoi, attraverso questi saloni, queste gallerie, in questo palazzo d’altri tempi, in questo albergo immenso, lussuoso, lugubre. Dove corridoi senza fine succedono ad altri corridoi…” (Alain Robbe-Grillet)
Le architetture del Valhalla dei Registi si basano su regole che noi comuni mortali non passiamo capire: infinite sono le entrate. Ad attenderti possono esserci gli immaginifici elefanti alle porte di Babilonia, come uno stilizzato Ponte dei Sospiri di cartapesta, forgiato solamente per accompagnare ai Piombi un Donald Sutherland incanutito e febbricitante. Resta il fatto che, qualche giorno fa, in un fumigante vapore da sudario, ad una di queste entrate comparve un treno che gli antichi chiamano Trans-Anubi-Express: pare che, oggi, i fuochisti siano Jean-Luis Trintingnat ed Alain Robbe Grillet (che, va detto, ha il vizio di fustigare le belle passeggere). Ma ecco che, in uno stridio di freni- e di attuti gridolini orgasmici, il Trans-Anubi-Express, si blocca: giusto per far scendere, con l’elastica, eterea, grazia degna di Nijinski (prima della pazzia), un bel gattone nero.
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300-L'ALBA DI UN IMPERO di Noam Murro (2014)
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- Scritto da Riccardo Tanco
- Pubblicato: 06 Marzo 2014
- Creato: 06 Marzo 2014
In parte ispirato al graphic novel Serse di Frank Miller arriva al cinema 300 – L'alba di un impero, sequel del film del 2007 diretto da Zack Snyder. In cabina di regia a sostituire Snyder viene chiamato il regista pubblicitario Noam Murro.
Il film segue la stessa struttura narrativa di 300, con la differenza di un maggior raggio d'azione della trama che attraversa passato,presente e futuro della vicenda. Il sequel racconta della Battaglia di Capo Artemisio svolatasi negli stessi giorni della battaglia delle Termopili e vede protagonisti il generale greco Temistocle(Sullivan Stapleton) e la regina persiana Artemisia(Eva Green).
Il campo di battaglia non è più il terreno montuoso delle Termopili ma il mare Egeo dove Temistocle e Artemisia combattono l'uno per la difesa della patria l'altra per la conquista e la vendetta. L'unico elemento di novità è proprio lo scontro a due tra questi personaggi che seppur banalizzati e manichei, differiscono dall'assolo spartano di Leonida e compagni nel primo capitolo.
Tutti i numeri de La grande bellezza: cifre, strategie e curiosità del film di Paolo Sorrentino
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- Scritto da Andrea Chimento
- Pubblicato: 05 Marzo 2014
- Creato: 05 Marzo 2014
Il premio Oscar, si sa, è il riconoscimento più prestigioso e ambito del mondo del cinema: Paolo Sorrentino ha regalato all’Italia l’undicesima statuetta per il miglior film straniero e ora la sua ultima pellicola è sulla bocca di tutti.
Mentre detrattori ed entusiasti – ma c’è anche chi sta affrettandosi a salire sul carro dei vincitori – continuano a discutere sul valore del film, andiamo a ripercorrere tutti i “numeri” che hanno caratterizzato il cammino de La grande bellezza fino a oggi.
Budget e incassi
La grande bellezza è costato circa 9 milioni e 200.000 euro. Decisamente meno rispetto alla media dei film americani presentati durante la serata delle stelle: dai circa 100 milioni di dollari di budget di Gravity e The Wolf of Wall Street, ai 22 milioni di 12 anni schiavo fino ai 12 del “piccolo” Nebraska.
Nei cinema italiani, dove è stata regolarmente proiettata da fine maggio a metà ottobre 2013, la pellicola di Sorrentino ha incassato poco meno di 7 milioni di euro. Negli Stati Uniti, in attesa di una distribuzione più capillare, sono stati da poco superati i due milioni di dollari d’incasso, mentre a livello globale il film si attesta al momento intorno a 20 milioni di dollari di guadagno complessivi.
Visto il successo agli Oscar, queste cifre sono destinate a crescere esponenzialmente nelle prossime settimana poiché, se è vero che la statuetta ha di per sé un semplice valore simbolico (costerebbe circa 295 dollari), riuscire ad alzarla di fronte al mondo intero ha (quasi) sempre aumentato a dismisura le quote al box office (mediamente del 30%).
FELICE CHI E' DIVERSO di Gianni Amelio (2014)
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- Scritto da Simone Soranna
- Pubblicato: 04 Marzo 2014
- Creato: 04 Marzo 2014
“Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune”
-Sandro Penna-
Dopo essere stato presentato nella sezione Panorama al Festival di Berlino, arriva sui nostri schermi Felice chi è diverso, ultima fatica di Gianni Amelio che torna a dimostrare di saper trattare di (e il) cinema con questo documentario degno di nota che lascia sperare che il brusco calo de L’Intrepido all’interno della filmografia del regista sia solo una piccola parentesi da dimenticare.
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