PULP FICTION - DOPO VENT’ANNI CI CHIEDIAMO ANCORA COSA CI SIA NELLA VALIGETTA
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- Scritto da Lorenzo Bianchi
- Pubblicato: 28 Marzo 2014
- Creato: 28 Marzo 2014
Pulp /’pəlp/ n.1. A soft, moist, shapeless mass of matter.
2. A magazine or book containing lurid subject matter
and being characteristically printed on rough,
unfinished paper.
American Heritage Dictionary
New College Edition
Da quest’introduzione già lo si poteva intuire, e molto probabilmente il genio di Tarantino sapeva benissimo a cosa andava incontro quando ha scritto questo capolavoro: Pulp Fiction era e rimane tutt’oggi, a 20 anni di distanza, un vero e proprio manifesto del postmoderno cinematografico, di cui il regista di Knoxville è forse il primo esponente, senza dubbio il maggiore: troppo studiato in tutti i suoi dettagli per essere frutto del caso, troppo preciso nelle citazioni e nella struttura per non rendersi conto di trovarsi al cospetto di una mente consapevole di ogni singolo movimento dei suoi ingranaggi. L’enormità di Pulp Fiction, però, risiede nella sua semplicità. Non è tanto il cosa (situazioni già viste), ma il come a fare la differenza, in cui a tratti sembra che la trama sia funzionale alle immagini, perché è quello il nocciolo cui Tarantino tenta di arrivare: l’immagine, l’icona, il simbolo.
«In televisione, il modo per scegliere una serie è che fanno un episodio, l'episodio chiamato "pilota". Poi mostrano quell'episodio a gente che sceglie gli episodi e sul valore di quell'episodio decidono se vogliono fare altri episodi. Alcun vengono scelti e diventano programmi televisivi e invece altri no, e diventano niente. Lei era in uno di quelli che è diventato niente». (Jules a Vincent, Pulp Fiction, Quentin Tarantino, 1994)
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QUANDO C'ERA BERLINGUER di Walter Veltroni (2014)
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- Scritto da Marco Valerio
- Pubblicato: 27 Marzo 2014
- Creato: 27 Marzo 2014
Un senatore a vita. L’inventore della bomba H. Uno scrittore ma anche cantautore. Qualcuno che aveva a che fare con l’Europa…o forse con la Corea…anzi, no…il Presidente dell’Unione Europea di Corea.
Queste sono solo alcune delle agghiaccianti risposte di alcuni giovani e non giovanissimi alla domanda “Chi era Enrico Berlinguer?”.
Walter Veltroni, al suo esordio alla regia, ha cercato di dare la sua risposta soggettiva. Quando c’era Berlinguer è un documentario semplice, lineare, che non brilla certo per inventiva registica o ricerca estetica, ma è una attestazione necessaria, onesta e partecipe.
Veltroni offre il suo punto di vista sull’uomo, sul personaggio politico, sull’icona e sul peso specifico che l’ex segretario del PCI ha avuto e sembra non avere più sull’immaginario collettivo.
Puntellando il racconto con alcuni ricordi personali che saltuariamente fanno capolino e integrano la narrazione, Veltroni lavora molto sulla ricerca, raccogliendo diverso materiale inedito o poco conosciuto, e omaggia in maniera personale, nostalgica e commossa la figura di un leader carismatico e fragile.
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CAPTAIN AMERICA: THE WINTER SOLDIER di Anthony e Joe Russo (2014)
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- Scritto da Lorenzo Bianchi
- Pubblicato: 26 Marzo 2014
- Creato: 26 Marzo 2014
Dopo il picco raggiunto con il meraviglioso The Avengers, la Marvel sembrava essersi adagiata su uno stile esageratamente improntato sulla comicità, sull’eccesso di ironia e sulla mancanza di equilibrio che aveva portato ai successi passati: Iron Man 3, il peggiore, Thor: The Dark World, meglio del primo ma nulla di esaltante, e anche Wolverine e The Amazing Spiderman, sembrano tutti aver in qualche modo risentito dell’effetto Avengers. Captain America, protagonista di una prima pellicola piacevole, ma nulla di più, riesce quasi inaspettatamente a riscattare tutti, riportando la strada verso The Avengers II: Age of Ultron sui binari giusti.
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IN GRAZIA DI DIO di Edoardo Winspeare (2014)
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- Scritto da Camilla Maccaferri
- Pubblicato: 25 Marzo 2014
- Creato: 25 Marzo 2014
Oltre due ore che ruotano intorno a una storia familiare ambientata in Puglia ai tempi della crisi, girando a vuoto, senza prendere una direzione precisa: questa è l’impressione che dà In grazia di dio. Verso l’inizio degli anni Duemila Edoardo Winspeare, classe 1965, sembrava dover diventare una grande promessa del cinema di casa nostra: salentino legato a doppio filo alle proprie terre, aveva interessato la critica con Sangue vivo (2000) e Il miracolo (2003), per poi sparire dalle scene fino al 2008 (Galantuomini), dopo il quale si è eclissato nuovamente.
La volontà del regista di raccontare la Puglia ai tempi della crisi vista dallo sguardo corale di una famiglia matriarcale si scontra con il suo stesso desiderio di entrare nello specifico dei personaggi, di scandagliarne la psicologia: il risultato è un’opera raffazzonata, lunga ma poco coesa, le cui intenzioni rimangono nebulose fino alla fine.
YVES SAINT LAURENT di Jalil Lespert (2014)
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- Scritto da Davide Dubinelli
- Pubblicato: 24 Marzo 2014
- Creato: 24 Marzo 2014
“Le mode passano, lo stile è eterno”.
Compito non facile quello di realizzare una pellicola biografica capace di portare sullo schermo le innumerevoli sfaccettature della personalità di un’icona del XX° secolo, attraverso un’accurata rievocazione d’epoca che sappia mettere in luce pubblico e privato. Impresa ardua, per non dire titanica, se dietro la macchina da presa c’è un regista e sceneggiatore impegnato nella sua prima opera di rilevanza internazionale. Con la tendenza a mostrare piuttosto che suggerire, la mise en scène del parigino Jalil Lespert (classe 1976) non riesce a valorizzare con adeguata personalità la classe, l’estro creativo, la genialità assoluta del celebre stilista francese Yves Saint Laurent (1936-2008), uomo fragile e vulnerabile prima ancora che maestro dell’haute couture capace di imporre un inedito ideale di donna dominante e di intersecare moda e Arte in collezioni entrate nella storia.
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