CheatinSi è concluso il Future Film Festival di Bologna, manifestazione dedicata al cinema d'animazione e alle nuove tecnologie giunta alla XVI edizione. Il Platinum Grand Prize è andato all'americano Cheatin' di Bill Plympton, mentre tra i corti ha trionfato Mr Hublot, già vincitore di un Oscar.

Ma la kermesse del capoluogo emiliano ha visto anche succose anteprime come quelle dell'ultimo film di Miyazaki, The Wind Rises, o di Rio 2 di Carlos Saldanha, quest'ultimo ospite del festival e protagonista di una gustosa masterclass.

Incontro interessante anche quello con il regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo, incentrato sul tema delle web series e sul concorso promosso dal festival Hello! Series. Ma ecco la prima parte del resoconto delle nostre giornate bolognesi.

 

CHEATIN' di Bill Plympton (2013)

Scritto da Valeria Morini

Regista americano due volte candidato all'Oscar, Bill Plympton realizza un film poetico e straniante, naif nel suo tradizionalissimo 2D ma al contempo visionario e non privo di toni grotteschi. Jake ed Ella si innamorano alla follia dopo un bizzarro incidente su un autoscontro, ma il loro amore sarà messo a durissima prova da un incredibile equivoco. Totale assenza di dialoghi, iperboli visive partorite da una fantasia folle e sfrenata, colpi di scena a non finire, colonna sonora ammiccante, eros e humour nero: sono le caratteristiche di un film che non pare uscito da uno studio Usa, ma piuttosto dalla mente di un autore francese. Splendida la prima parte, una sinfonia di invenzioni che lasciano senza fiato; poi qualcosa si sfalda e la trama scarta su un’altra direzione (forse in troppe direzioni), dando l’impressione che il materiale fosse più adatto a un corto o a un mediometraggio. Resta comunque un’opera piacevolmente originale ed eccentrica.

Voto: 2,5/4

 

RIO 2096 – A STORY OF LOVE AND FURY di Luiz Bolognesi (2013)

Scritto da Simone Soranna

“Vivere senza conoscere il passato, è come camminare nell’oscurità”. Questa è la frase che fa un po’ da leitmotiv alla pellicola, una sorta di film ad episodi legati dallo stesso (soprannaturale) protagonista e dallo stesso impianto: lungo circa 600 anni di Storia, in Brasile, un giovane ribelle combatterà e fallirà per salvare la sua amata prima ancora che il suo popolo. Luiz Bolognesi, regista di quest’opera, sembra prendere le mosse proprio dalla suddetta frase. Anche lui brasiliano, all’interno delle vicende che crea prova a tracciare un profilo essenziale di molte vicende che hanno investito il suo Paese, denunciando soprattutto come siano cambiati i tempi, gli oppressori e le ragioni della rivolta, ma alla fine la ciclicità spietata della Storia e la stupidità del genere umano non lasciano scampo, neppure in un ipotetico 2096, dove il Cristo di Rio avrà un braccio in meno, e dove le persone lotteranno per un bicchiere d’acqua. Un’animazione precisa e dettagliata per un film un po’ troppo ripetitivo ma gradevole.

Voto: 2,5/4

THE FAKE di Yeon Sang-ho (2013)

Scritto da Simone Soranna

In Oriente l’animazione non è assolutamente considerata come un genere per bambini, anzi, è considerata come una tecnica cinematografica, stilistica. Vengono prodotti moltissimi film previsti per un pubblico adulto, uno dei quali è proprio The Fake, del coreano Yeon Sang-Ho. Un dramma psicologico e violento, che si interroga sulla verità, sui suoi portatori e su coloro che la occultano. Ogni mittente necessita di un destinatario ricettivo, come potersi fidare allora dello scorbutico e rozzo ubriacone del villaggio che muove accuse contro il gentile e stimato prete della comunità? Con disegni dal tratto netto e secco, il film porta lo spettatore anche a riflettere sul ruolo che la religione riveste per gli uomini, sulla continua speranza che poi tramuta bruscamente in delusione, e sulle conseguenze a cui quest’ultima può condurre. La pellicola scorre sicura e solida, leggermente prolissa nella parte centrale e non originalissima, però alla fine della visione rimane molto materiale su cui riflettere e interrogarsi.

Voto: 2,5/4

SHORT PEACE di Katsuhiro Otomo, Shuhei Morita, Hiroaki Ando, Hajime Katoki (2013)

Scritto da Valeria Morini

Un film in quattro episodi, diretti da registi diversi e ambientati in epoche e situazioni differenti: dietro l’operazione c’è Katsuhiro Otomo, noto ai fan di manga e anime per essere l’autore del mitico Akira. I primi tre episodi sono collocati in un passato mitico, quello tipico dei jidaigeki giapponesi, e raccontano di avventure al limite tra fiaba e realtà (Possessions), un amore contrastato e fatalmente distruttivo (Combustible) e la spietata lotta tra un orrido demone e le forze del bene rappresentate da un orso bianco, un samurai e una bambina (GAMBO). Nel quarto, ci si sposta in un futuro post-apocalittico, dove, in uno scenario a metà tra Screamers e Terminator Salvation, un gruppo di soldati combatte contro pericolosi residuati bellici, ancora attivi e terribilmente letali (Farewell to the Arms). Un anime decisamente adulto, in cui i migliori sono gli ultimi due episodi: parrebbe un’idea insolita accostare storie così lontane, ma a rendere l’operazione riuscita è l’alta qualità complessiva sia dal punto di vista narrativo che da quello tecnico.

Voto: 3/4

 

MR HUBLOT di Laurent Witz (2013)

Scritto da Valeria Morini

Coproduzione franco-lussemburghese, il film che ha vinto agli ultimi Oscar come miglior corto animato è un’opera gradevole e poetica. In un mondo ipertecnologico ma  decadente e steampunk, la vita di mr Hublot, uomo-macchina solitario e ombroso, cambia dopo l’incontro con un dolcissimo cane robot. Il modello è chiaramente costituito dai film Pixar: impossibile non pensare, in modo particolare, a Up e WALL•E. Lo spunto non è originalissimo e il film è un po’ macchinoso proprio come i suoi protagonisti, ma è impossibile non intenerirsi, nel vedere che anche gli ingranaggi hanno un cuore. Delicato e malinconico.

Voto: 3/4

 

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