Trieste Science+Fiction Festival 2020

Dune-Drifter

Tra le migliori sorprese viste in questi giorni di Trieste Science+Fiction Festival c'è senz'altro Dune Drifter, perfetto esempio di un cinema di fantascienza che riesce a essere di qualità a dispetto di un budget ridotto all'osso. Il film britannico di Marc Price fa anzi di questo assioma la sua stessa essenza, con pochi attori in scena - la bravissima Holly Field è praticamente da sola per metà film - e una essenzialità rigorosa e austera quanto gli affascinanti paesaggi islandesi in cui è stato filmato.

 meander

Mathieu Turi dopo aver presentato nel 2017 il suo primo lungometraggio Hostile, sceglie ancora il palco del Trieste Science + Fiction Festival per mostrare il secondo, Meander. Si può affermare senza problemi che Turi si sta specializzando in film horror carichi di tensione e angoscia che riesce a trasmettere sapientemente agli spettatori.

 sputnik

È il film vincitore del Trieste Science+Fiction Festival nella sezione Neon: il russo Sputnik di Egor Abramenko è pura fantascienza horror a basso costo ma, anziché nel futuro, ci porta nel passato. Siamo nel 1983, in piena era sovietica, e lo spazio è solo lo scenario del prologo, che vede due cosmonauti precipitare sulla Terra per un misterioso incidente. Ritroviamo l'unico sopravvissuto in un'isolatissima base militare, dove un'abile neuropsichiatra (Oksana Akinshina) viene ingaggiata dai militari per un incarico segreto: l'eroe russo ha "portato" con sé anche una creatura aliena.

2067

Nel futuro immaginato da Seth Larney in 2067, presentato al Trieste Science+Fiction Festival, la vita sulla Terra è letteralmente alle sue battute finali: la vita vegetale è scomparsa, l'ossigeno è agli sgoccioli ed è un bene conteso tra i pochi esseri umani rimasti che si sono asserragliati nell'ultima area del mondo ancora abitata e dotata di elettricità. L'unica speranza per l'umanità sembra essere riposta nel giovane Ethan Whyte (Kodi Smit-McPhee), chiamato da una corporation a viaggiare nel tempo attraverso un tunnel quantistico, alla ricerca di una cura per la malattia che rischia di sterminare gli ultimi sopravvissuti.

Lapsis

Nel futuro prossimo (o meglio, nel presente alternativo) di Lapsis, il film di Noah Hutton presentato al Trieste Science+Fiction Festival, la tecnologia dominante è il quantum. Un sistema più avanzato dell'Internet che conosciamo ma che ha bisogno di particolari "operai" per funzionare: sono i cablatori, persone chiamate a posizionare i cavi da collegare a giganteschi cubi nelle aree naturali statunitensi, per fare in modo che ogni zona del Paese sia coperta. Uno di loro è Ray (Dean Imperial), il protagonista di questa curiosa pellicola a metà tra la distopia e la commedia di critica sociale.

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