Berlinale 2020

roads-not-taken

Dopo l’interessante e spassoso The Party, la regista Sally Potter cambia completamente registro e firma un dramma familiare dalle forti tinte emotive. The Roads Not Taken racconta il legame tra un padre in crisi depressiva con alle spalle un passato ingombrante e la sua giovane figlia intenzionata a prendersi cura di lui. Passato e presente si mescolano in un continuo salto temporale a cavallo tra flashback e ricordi personali in una forma disordinata e disorientante mirata a restituire per immagini la condizione terapeutica a cui è soggetto il protagonista.

never-rarely-sometimes-always

Una ragazza di diciassette anni scopre di essere incinta. Così, accompagnata dalla cugina, si dirige a New York per abortire. Qui, una psicologa incaricata di comprendere le ragioni di questa scelta e, soprattutto, la stabilità emotiva della ragazza, la sottopone a un interrogatorio in cui l’adolescente dovrà rispondere usando uno dei quattro avverbi temporali che danno il titolo al film e che, letteralmente, significano mai, di rado, a volte, sempre.

Favolacce

In una provincia italiana non meglio definita, un gruppo di famiglie coabita nel medesimo quartiere. I giorni scorrono senza troppo entusiasmo in quella che potrebbe essere ricordata con una delle tanti estati dal caldo torrido. Qui, le vicende di adulti e bambini si susseguono e si intrecciano. I primi sono disillusi, cinici, covano una rabbia repressa che sfocia in repressione e frustrazione. I secondi osservano tutto e arrivano alle loro conclusioni. Vorrebbero godere di un esempio migliore, ma il divario generazionale che li separa dai loro genitori non ammette sconti.

onward

Se ancora avessimo avuto qualche dubbio sul fatto che i vari progetti Pixar non rispecchino in toto un’autorialità omogenea e coerente, Onward – Oltre la magia (di qui in avanti solamente Onward) ha il compito di darci l’ennesima conferma. Risulta infatti abbastanza evidente che il percorso intrapreso dalla casa di Emeryville a cominciare dal 1995 (anno d’uscita del loro primo lungometraggio, Toy Story – Il mondo dei giocattoli) sia sempre stato teso a raggiungere l’in(de)finito per poi superarlo, andare oltre. All’inizio del viaggio, gli animatori Pixar hanno condotto il pubblico verso i mondi più immaginifici e lontani dal nostro vissuto (universi popolati da mostri, le profondità dell’oceano, le fogne di Parigi, metropoli salvaguardate da supereroi, villaggi popolati da automobili ecc). Nell’ultima decade, invece, l’infinito tanto bramato ha iniziato a rendersi sempre più concreto e vicino, ma non per questo facilmente raggiungibile. Up, Inside Out, Coco e, appunto, Onward, sono film che lavorano e riflettono sul tema del lutto e dell’aldilà, ovvero della vita oltre la morte. La linea sembra tracciata con solchi evidenti.

first-cow

Kelly Reichardt è una delle più acclamate e talentuose registe statunitensi. Il suo cinema, non sempre puntuale e ficcante come dovrebbe, riesce comunque a mettere in luce uno sguardo interessante e unico, in grado di saper dialogare solo con le immagini in quelli che risultano sempre dei quadri studiati al dettaglio capaci di sprigionare una potenza comunicativa che mette in correlazioni personaggi e ambiente. In First Cow il discorso si rende ancora più stratificato ma riuscito. Siamo infatti alle prese con una sorta di western (almeno nello schema drammaturgico) in cui però l’autrice prova a mettere alla berlina i maggiori stereotipi per confezionare una storia di amicizia (e forse qualcosa di più) tra uno chef sprovveduto e un immigrato cinese.

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla sezione Privacy e sicurezza.