Bergamo Film Meeting 2019

motoarrebatador

È El motoarrebatador di Agustín Toscano il film vincitore della Mostra Concorso della 37a edizione di Bergamo Film Meeting. Al film, che è stato votato dal pubblico, va il Premio Bergamo Film Meeting – UBI Banca del valore di 5.000 euro. La giuria internazionale, presieduta dal regista italiano Paolo Franchi e composta da Prune Engler (Condirettore Festival International du Film de La Rochelle - Francia) e da Bernd Brehmer (Condirettore Festival Underdox di Monaco - Germania), assegna il Premio per la migliore regia del valore 2.000 euro a Un om la locul lui di Hadrian Marcu. Di seguito, tutti i premi.

motoarrebatador

Hay un error en el espacio, en el mundo, en vos. Due caschi neri, il rombo di una moto. El motoarrebatador, opera seconda del regista argentino Agustin Toscano (Los Duenos, 2013), inizia in medias res, con uno scippo nella “periferia della periferia” della città di Tucumàn. Miguel (Sergio Prina), un padre separato che sopravvive alla miseria destreggiandosi tra piccoli furti, ferisce involontariamente l’anziana Elena (Liliana Juarez), nel tentativo di scipparle la borsa in compagnia di un complice. Quando Miguel, in preda ai sensi di colpa, decide di rintracciare la propria vittima in ospedale, la trova fuori pericolo, ma completamente priva di memoria. Mentre la tensione sociale imperversa nell’Argentina del 2013, tra scioperi e saccheggi (i documentari mostrati nel film sono reali estratti di quegli anni), il protagonista si rifugia a casa di Elena, di cui comincia a prendersi cura fingendosi suo coinquilino e amico.

RAYLIZ

Negli anni ’60 lo chiamano kitchen sink realism, poco dopo “realismo squallido”. L’opera prima di Richard Billingham, noto fotografo britannico, non ha bisogno di presentazioni: già dopo le prime sequenze, che vedono protagonisti una mosca e un vecchio alcolizzato in una camera sudicia, lo spettatore comprende che dovrà sforzarsi a lungo di trattenere il disgusto. Al disgusto si aggiunge poi lo sgomento nel momento in cui ciò che sembra fiction si rivela memoire autobiografico.

UN OM LA LOCUL LUI

Romania, anni ’80. Dibattiti politici e cenni all’attualità sono banditi da Hadrian Marcu, al suo esordio alla regia, che in Un om la locul lui (in inglese A decent man) propone al pubblico un intimo dramma familiare. Petru (Bogdan Dumitrache), ingegnere esperto in trivellazioni petrolifere, conduce alle spalle della fidanzata Laura (Ada Galeş), da cui aspetta un bambino, una relazione con la collega Sonia (Mădălina Constantin). Quando Sonia rimarrà vittima di un grave incidente stradale, la verità verrà alla luce, così come il carattere, schivo e inerte, del protagonista.

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Primo lungometraggio per la regista greca Maria Lafi, che unisce realismo crudo e umorismo noir in un film corale che va masticato un po’, per essere apprezzato. In un anonimo quartiere multiculturale, che è ad Atene ma potrebbe essere ovunque, la Domenica delle Palme, un ragazzo filippino di nome Ige (Spyros Balesteros) fa esplodere per gioco la cassetta della posta di un condominio. Per alcuni residenti, tra di loro estranei, ma tutti immigrati soli e ai margini della legalità, le conseguenze sono inesorabili. Documenti e oggetti di vitale importanza vanno distrutti e le storie di una neo-vedova albanese clandestina (Luli Bitri), una ragazza greca e il fidanzato sudamericano (A.R. Konidi, Samuel Akinola) si intrecciano sotto lo sguardo voyeuristico di Thalia, un’eccezionale Nena Menti che (inevitabile il rimando a Hitchcock) tutto scruta e tutto sa.

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