Berlinale 2018
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Si conclude la 68esima edizione del Festival di Berlino, che ha assegnato l'Orso d'oro come miglior film del concorso a Touch Me Not di Adina Pintilie. Niente da fare per Figlia mia della nostra Laura Bispuri. Di seguito l’elenco di tutti i vincitori.
Orso d’oro: Touch Me Not di Adina Pintilie
Orso d’argento, Gran premio della giuria: Mug di Małgorzata Szumowska
Orso d’argento per il miglior regista: Wes Anderson (L’isola dei cani)
Leggi tutto: Berlinale 2018: tutti i premi, l'Orso d'Oro a Touch Me Not di Adina Pintilie
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- Scritto da Simone Soranna
Unsane, di Steven Soderbergh (fuori concorso)
A solo un anno di distanza dal precedente Logan Lucky (2017), Steven Soderbergh torna dietro la macchina da presa (pardon, dietro al telefonino) per girare un thriller psicologico con il solo ausilio di un... iPhone. Seguendo il classico scheletro narrativo di una spirale di follia alla quale sarà costretta la spaesata protagonista, il film convince per la sua componente più coraggiosa (l'idea di usare un telefono come netto rimando all'arma usata dallo stalker del racconto è sicuramente affascinante), ma deve fare i conti con una seconda parte decisamente frettolosa e per nulla convincente. Soderbergh riesce a creare la tensione giusta e a toccare vette emotive elevate nella prima metà di Unsane, peccato che poi il progetto deragli quasi del tutto per inabissarsi in tinte pulp che non gli rendono giustizia.
Leggi tutto: Berlinale 2018: UNSANE di Steven Soderbergh e THE GREEN FOG
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- Scritto da Simone Soranna
Don't Worry, He Won't Get Far on Foot di Gus Van Sant (concorso)
A due anni di distanza dal passo falso de La foresta dei sogni, Gus Van Sant torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia di John Callahan (Joaquin Phoenix), un vignettista satirico statunitense costretto a una paralisi dall'età di ventuno anni. Don't Worry, He Won't Get Far on Foot è un biopic decisamente lineare e semplice, incentrato del tutto sulla bravura di Joaquin Phoenix che riesce a dare corpo a un personaggio affascinante e funzionale. Il grande assente del progetto però è proprio Gus Van Sant, che non sfrutta l'irriverenza e la scorrettezza delle vignette del suo protagonista per uscire un po' dagli schemi di un prodotto hollywoodiano sicuramente di buona fattura ma che non regala nulla di più. Il film procede infatti con il pilota automatico e preferisce non rischiare nulla (se non l'ottima trovata di animare le vignette di Callahan) per concludere la sua corsa sui sempre solidi binari della retorica e dei buoni sentimenti.
Leggi tutto: Berlinale 2018: DON'T WORRY di Gus Van Sant e UTØYA 22. JULI di Erik Poppe
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- Scritto da Andrea Chimento
La stagione del diavolo. La stagione della dittatura. La tragedia delle Filippine inizia così. Un brutale leader di nome Narciso e dal doppio volto (il riferimento è a Giano Bifronte e a un nuovo inizio, ma verso il passato non c’è pietà e gli occhi che guardano indietro rimangono chiusi) comanda un gruppo di militari crudeli che uccidono chiunque osi ribellarsi al nuovo regime instaurato. Siamo alla fine degli anni Settanta e il riferimento alla dittatura di Marcos è evidente. Lav Diaz torna a scrivere per immagini la Storia del suo paese natale, attraverso un malinconico (anti)musical che funge da canto funebre verso un paese che sta morendo.
Leggi tutto: Berlinale 2018: SEASON OF THE DEVIL di Lav Diaz
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- Scritto da Simone Soranna
Transit, di Christian Petzold (Concorso)
Tratto da un romanzo di Anna Seghers del 1948, Transit è un film molto complesso a cavallo tra passato e presente, una metafora convincente e coraggiosa capace di far dialogare la Seconda guerra mondiale con la crisi umanitaria propria del nostro tempo. Christian Petzold sposa lo sguardo di Georg, un fuggiasco clandestino costretto a nascondersi sotto mentite spoglie pur di scappare dalla Francia sotto assedio. I fantasmi di ieri tornano così a invadere la società odierna e il film, con sapienza cinematografica, appassiona e stimola riflessioni ampie e coinvolgenti. Da vedere.
Leggi tutto: Berlinale 2018: TRANSIT di Christian Petzold e EVA di Benoit Jacquot
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